Alfredo: un campione |
Tuesday 03 December 2013 | |
Alfredo Di Giovanni (Serse)
Quasi 20 anni fa lo incrociavo nei corridoi e i luoghi di
lavoro. Capelli corti a spazzola fare sospettoso, parlava in modo molto solare
ma guardingo rispetto agli sconosciuti come me.
Anche io, milanese di strada diffidente, non è che gli
sorridessi.
Lavoravo in un altro reparto e un giorno, con scetticismo
chiesi che tipo è, e i miei amici Jena e Caimano dissero che è uno in gamba.
Circa 16anni or sono ci trovammo a lavorare assieme , in
collaborazione, lì, a contatto col “nemico”, capii che la pensavamo alla stessa
maniera. Quel terrone spilungone aveva addirittura una marcia in più di me.
Sveglio, deciso, affidabile, retto, coraggioso, rapido e forte.
Ci siamo poi trovati ad essere compagni di squadra ad un
torneo di calcio. Anche lì, debbo riconoscere: giocava meglio di me… io con i
miei dribbling e guizzi opportunistici, poi soccombevo a volte negli scontri.
Lui vinceva i contrasti e correva come un cavallo.
LA SVOLTA:
settembre 1998
mi trovavo al computer assorto in lavori di routine, quando
Alfredo arriva e mi chiede:
“non sapresti indicarmi dove si può praticare un po’ di arti
marziali?”
Al che, io , all’epoca giovane insegnante di Karate, gli
dico: vieni da me.
Ci siamo allenati assieme in caserma, in casa, nei prati,
nelle palestre, abbiamo viaggiato fino in capo al mondo, vinto e perso in
continuazione; Alfredo impara tutto da me; condivide e amplifica su se stesso
quanto io gli ho trasmesso. Nel combattimento mi supera dopo qualche anno.
Diventiamo l’uno il sostituto dell’altro.
Lui non ha mai potuto farle da ragazzo queste cose. Gli
brillano gli occhi ogni qualvolta si possa allenare e migliorare. Io in questo
sono stato più fortunato di lui e , quel poco che so, glielo trasmetto senza
problema, anzi…
Siamo persone che rischiano la vita spesso, abbiamo
motivazioni a migliorare in termini d’efficacia: io scopro la lotta: il Jiu
Jitsu Brasiliano.
Il primo anno lo sperimento, gli racconto tutto, mi segue,
giriamo il mondo, finiamo in Spagna da Robin Gracie.
COMINCIA LA STORIA DEL GRACIE JIUJITSU Bolzano.
Da questo momento in poi, ci alleniamo continuamente nella
lotta e poco tempo dopo decidiamo di dedicarci a pieno ritmo solamente al Jiu
Jitsu.
Non c’è giorno che non si lotti.
Ci auto soprannominiamo Chip e Chop, perché alla fine, nel
tempo ci accorgiamo che gli altri si alternano, ma che a spostarsi e a
viaggiare, i ” fessi fissi “, siamo spesso noi due.
Siamo una coppia di insegnanti perfetta, io piccolino 174
per 70, lui di grossa taglia 190 per 90.
Sì, ci vogliono due misure per poter fronteggiare l’esigenza
di allenare un vivaio di persone di pesi differenti.
Io do molti imput tecnici, avendo la possibilità di
viaggiare e quindi studiare di più, ma lui li acquisisce con immediatezza quando
ritorno a casa e li traduce in pratica, diventando, come nel karate, sempre più
bravo.
Anche qui siamo perfettamente interscambiabili.
Per anni, tanti anni, è l’unica persona che a casa mia
riesce a crearmi quella pressione tale da non sentirmi il migliore durante la
lotta, spingendomi a studiare sempreppiù e a migliorare.
Ritengo che dei praticanti che si sono allenati da noi e sono diventati
bravi, non ci sia persona che non possa che dire ad Alfredo una sola cosa:
“grazie per avermi aiutato nel mio percorso; grazie per non aver mai
risparmiato su una spiegazione durante ogni sparring; grazie per avermi messo
pressione, stimolato, per aver aiutato Alessandro, che da solo non ce l’avrebbe
mai fatta a seguirmi. Grazie per il tuo altruismo, per la tua disciplina e
umiltà. Grazie per l’esempio che hai dato e che dai di forza interiore, che
alla soglia dei 50 anni ancora dimostri di avere”
Ora ci sono anche altri insegnanti cinture viola e marroni
bravissimi. Tutti quanti, non avrebbero il livello che hanno se in palestra ci
fossi stato solo io. Alfredo da noi è stato fondamentale.
“Alfredo è una
colonna del Gracie Bolzano” Robin Gracie.
È sempre il primo a salutare darmi la mano in palestra, pur
essendo il più anziano, il migliore, cintura nera, evidenziando come la sua
umiltà e disciplina siano uniche. E’ d’esempio per tutti.
Se fosse nato in un posto dove sin da bambino avesse potuto
allenare il BJJ o qualsiasi altro sport sotto una giusta guida, sarebbe stato
un campione di quella disciplina.
Lui è comunque campione nella vita: ci ha insegnato come si
possano superare traumi enormi, come la improvvisa e drammatica sorpresa che lo
ha coinvolto tre anni or sono quando suo figlio Lorenzo è stato malato in fin
di vita. Lorenzo, forte come il papà si è ripreso e contro ogni previsione
medica è adesso un fusto di 13 anni, hokeysta, un ragazzo forte , sano ed
educato come il suo papà e la sua splendida mamma.
Alfredo ha continuato a venire in palestra, più forte e
motivato di prima. Non so se io avrei retto in una situazione simile.
Campione nella vita, lui e la sua splendida famiglia.
Grazie per tutto quello che hai fatto per noi e per quello che farai.
Io non sarei diventato cintura nera se non ci fossi stato tu in questi anni. Alessandro Federico
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